Comune di Galatina

Galatina si trova a 20 km a sud est di Lecce. Il suo territorio, a circa 78 m. sul livello del mare, si estende per 8193 ettari e comprende le frazioni di Noha, Collemeto e Santa Barbara, tre localita' importanti per la produzione agricola.

Descrizione

Galatina si trova a 20 km a sud est di Lecce.

Il suo territorio, a circa 78 m. sul livello del mare, si estende per 8193 ettari e comprende le frazioni di Noha, Collemeto e Santa Barbara, tre localita' importanti per la produzione agricola. Centro di circa 29.000 abitanti, si presenta al visitatore vivace per le sue attività e fiera del suo passato e delle sue bellezze artistiche ed architettoniche.

Il 20 luglio 1793, con decreto di Ferdinando IV di Borbone, re di Napoli, fu elevata al rango di "civitas".

La sua storia è documentata fin dal 1188: in un manoscritto viene citata "Maria, filia Nicolai de Papadia casalis Sancti Petri in Galatina". Ma, senza dubbio, già prima di allora doveva essere un centro di lingua greca che, "se non perde la sua origine nell'oscura lontananza de' tempi, ha con molte altre città di questa provincia incerta ed antica la sua fondazione". [B. Papadia, "Memorie storiche della città di Galatina nella Japigia", Napoli, 1792].

Grazie agli studi condotti dal Prof. Andrè Jacob sappiamo per certo che, nel 1200, Galatina era un centro importante di cultura, lingua e rito greco. Al tempo stesso le funzioni religiose erano celebrate anche in rito latino, diffusosi in tutta la Terra d'Otranto ad opera dei Normanni, che avevano occupato il Salento a partire dai primi anni dell'XI secolo.

Le chiavi pontificie presenti nello stemma di Galatina testimoniano la scelta di questa città, da parte dei Papi, quale centro propulsore di latinità nel Salento proprio nell'intento di contrastare la presenza di cultura greca e il rito religioso bizantino. Le chiavi furono concesse per insegna a questa città dal Pontefice Urbano VI che, tenuto prigioniero a Nocera, fu liberato dai Galatinesi guidati da Raimondello Orsini del Balzo – come ci ricorda lo storico Silvio Arcudi: "Clavium insigna oppido Divi Petri Galatinorum concessa sunt a Pontifice Urbano VI, ob Britannorum direptionem, quam intulit ibi" ("Le insegne delle chiavi furono concesse a San Pietro dei Galatini dal Pontefice Urbano VI, per la vittoria riportata sui Britanni").

Le chiavi furono poi sormontate da una corona per aver Galatina, meglio di altre città, resistito alle incursioni dei nemici di Alfonso II, nel 1484.

Il Sovrano con un privilegio diretto a Galatina scrisse: "Ut praeter privilegia plurima vobis concessa, Divi Petri claves suique capitis corona pro vestris publicis insigniis esset" ("Oltre a moltissimi privilegi a voi concessi, [stabilimmo] che come pubbliche insegne le chiavi di San Pietro fossero sormontate dalla corona regia").

L'arciprete Marziano – erudito poeta di Galatina – scrisse questo distico al riguardo:

"Pontifice a Summo claves, a rege coronam

Tradita pro meritis sunt tua signa tuis".

("Come tue insegne le chiavi ti derivano dal Sommo Pontefice, la corona dal Re, per i tuoi meriti").

Lo stemma più antico lo ritroviamo scolpito sul frontespizio del "Sedile", in via V. Emanuele II, nonché in un affresco quattrocentesco nella Basilica di S. Caterina d'Alessandria e nel frontespizio miniato del "De arcanis catholicae veritatis …", Venezia, 1518 di Pietro Colonna detto il Galatino, opera che si trova nella Biblioteca Civica "P. Siciliani": campo azzurro, chiavi una d'oro e una d'argento decussate, con i congegni rivolti all'esterno verso l'alto, e gli anelli legati da un cordone.

Nella seconda metà del '500, quasi a voler sottolineare le origini greche della città, fu aggiunta, sotto le chiavi, una civetta coronata in maestà: era l'animale sacro ad Atena, dea della sapienza.

Tutto lo scudo è sormontato da una corona ducale.

La tradizione locale vuole che il Cristianesimo sia stato qui introdotto dall'Apostolo San Pietro in viaggio da Antiochia verso Roma. In ricordo di questo evento la città fu chiamata per secoli "San Pietro in Galatina".

Con l'Unità d'Italia le fu ridato il suo nome originario.

San Pietro in Galatina era uno dei feudi che costituivano la Contea di Soleto, per cui, fino ad un certo periodo, i feudatari Conti di Soleto furono anche utili Signori di San Pietro in Galatina fino a quando, poi, questo centro prese il sopravvento sugli altri.

Caduta la dinastia normanna e poi quella sveva, la Contea di Soleto, e quindi anche San Pietro in Galatina, fu concessa da Carlo I d'Angiò ad Ugo del Balzo, venuto al suo seguito dalla Francia. Alla morte di Ugo, avvenuta nel 1308, gli succedette il primogenito Raimondo che ampliò molto la città, la cinse di mura e concesse vari privilegi ai cittadini: "Le mure prime che si fecero in Santo Pietro, furo fatte nel 1334 et nel medesimo anno si murò Galatòna, Solìto, et Sternatìa". [F. Giovannini Vacca, "Un'inedita cronaca galatinese del '500"].

Il nome dei del Balzo, e poi degli Orsini – del Balzo, si intreccia e si avvicenda col nome di Galatina, cosicché la loro storia diventa la storia della città:

"Furono le istituzioni degli Orsini – del Balzo a far da fermento allo sviluppo graduale che Galatina, pur con alti e bassi, ha registrato dal trecento ad oggi. Il primato che questa città segna nella imprenditoria e nella economia in genere, su tutta l'area del leccese meridionale, trova il suo abbrivio nell'età di Raimondello Orsini del Balzo". [A. Antonaci, "Galatina Storia e Arte", Galatina 1998].

Poiché alla sua morte Raimondo non lasciò figli, in quanto gli erano premorti tutti, destinò i suoi feudi al nipote, ex sorore Sveva, Raimondello Orsini (+ 1406) il quale aggiunse al proprio il cognome del Balzo e inquartò l'arma degli Orsini in quella dei del Balzo.

Nel 1386 sposò Maria d'Enghien Brienne (+ 1446) dalla quale ebbe quattro figli. Il primogenito Giovanni Antonio gli succedette, poi, nel principato.

Al principe Raimondello Orsini del Balzo si deve la costruzione, sul finire del trecento, della straordinaria chiesa dedicata a S. Caterina d'Alessandria, luogo di culto ed insieme centro irradiatore della cultura artistica in Puglia negli ultimi secoli del Medioevo. Accanto alla chiesa sorse un convento e un ospedale, attualmente sede del Municipio.

La presenza degli Orsini del Balzo ed il potere sempre crescente di quello che diventerà lo "Staterello di Santa Caterina" [B. Perrone, "Neofeudalesimo e Civiche Università in Terra d'Otranto", Galatina 1978] danno un notevole impulso alle attività economiche della città. Come pure, la presenza della Basilica cateriniana sarà sempre il punto di riferimento di tutto il processo di sviluppo di Galatina, sia in senso religioso sia in quello culturale, economico, sociale.

Il tempio cateriniano di stile romanico pugliese, a tre navate divise da due ambulacri, è il monumento più prezioso di questa città. Monumento nazionale fin dal 1886, è un vero gioiello architettonico ed artistico.

La facciata, dall'ampio respiro, è tricuspide ed ha tre portali a tutto sesto ornati da intagli in pietra leccese. Il portale principale ha un protiro, ridotto ora a due colonne che poggiano su due leoni stilifori e sorreggono due aquile. In origine il protiro si componeva di quattro colonne e tutta la facciata riposava maestosa su un sagrato distrutto alla fine dell'Ottocento, ma che per volontà dell'Amministrazione Comunale sarà ripristinato. I portali minori sono più semplici e più bassi, ma anch'essi ornati da fasce d'intagli e fregi. Sull'architrave del portale sinistro è ancora leggibile la data di consegna della chiesa all'Ordine Francescano: 1391.

Nella sezione superiore della facciata si apre un magnifico rosone che dà luce all'interno. La navata centrale, più larga delle altre, si slancia solenne verso l'alto, sovrastando di molto le navate minori. Da questa si accede agli ambulacri e da essi alle navate minori per mezzo di tre arconi a sesto acuto ribassato.

Fasci di colonne polistili dividono la navata centrale in tre campate, mentre le altre due – il presbiterio e il coro a forma ottagonale – fanno parte a sé in quanto sopraelevate di circa un metro dal piano della chiesa.

Le colonne reggono i costoloni che, innervandosi nella volta e congiungendosi nella chiave, producono la divisione a vele.

Dopo la morte di Raimondello Orsini del Balzo la moglie Maria d'Enghien sposò il re Ladislao d'Angiò – Durazzo divenendo, così, regina di Napoli. Fu lei a commissionare gli affreschi che fanno della Basilica cateriniana un'immensa pinacoteca. Il recente accuratissimo restauro ce li ha restituiti in tutta la loro quattrocentesca bellezza.

Le pitture, con l'arte magica del colore, narrano ed interpretano passi dell'Antico e del Nuovo Testamento, la vita di Gesù, della Madonna, di S. Caterina, oltre ad innumerevoli figure di Angeli, Evangelisti, Padri della Chiesa e altri Santi.

In Santa Caterina lavorarono artisti di scuola napoletana, maestri umbro – marchigiani ed emiliani, seguaci della scuola giottesca, ma sono riscontrabili tendenze toscane degli inizi del '400, spagnolo – fiamminghe, siciliane e l'eredità estrema della pittura bizantina ad opera di artisti locali.

Gli ultimi restauri hanno avuto un carattere globale, poiché si è intervenuti sulla copertura, sono stati sostituiti i vecchi infissi alle finestre, si è installato un nuovo impianto di illuminazione che crea atmosfere di grande suggestione; si è proceduto al restauro del ciclo pittorico del chiostro seicentesco, del campanile, dello splendido armadio – reliquiario del XVII secolo, nonché dell'antico refettorio dove è stato allestito un museo con i reperti e gli oggetti preziosi che nel corso dei secoli hanno formato il tesoro della Basilica.

Altri gioielli d'arte e di storia sono custoditi all'interno dell'antica cinta muraria, di cui restano tre imponenti porte: Porta Luce ad ovest, con lo stemma e una iscrizione che ricorda la sua elevazione a Città (1793); Porta Nuova a nord, sopra la quale si vede la statua di San Pietro; Porta Cappuccini ad est, con una iscrizione che ricorda un restauro eseguito nel 1803.

All'interno il borgo antico offre splendidi scorci di palazzi barocchi, fra corti e vicoli che si alternano a larghe strade dotate ancora dell'originario basolato dal fascino indescrivibile. E poi chiese e cappelle, conventi e monasteri costruiti, dentro e fuori le mura, dalla fine del Quattrocento via via fino al Settecento.

Di notevole importanza è la maestosa chiesa dei S.S. Pietro e Paolo che, con la sua monumentale facciata barocca, si erge sull'omonima piazza ed offre al visitatore uno spettacolo d'incomparabile scenografia. Eretta nel 1335, riedificata nel 1633 e terminata nel 1770, questa chiesa conserva in una cappella laterale un masso calcareo dove, secondo la tradizione, sedette San Pietro per riposarsi prima di giungere in città. Dalla contrada San Vito, dove si trovava, fu fatta trasferire qui nel 1670 da Mons. Adarzo de Santander, arcivescovo di Otranto, il quale aveva scelto Galatina come sua residenza abituale, incrementandone lo sviluppo culturale e sociale.

All'interno della chiesa e della sacrestia sono conservate numerose, preziose tele di epoche diverse.

A pochi passi dalla Chiesa Madre, si trova la Cappella di San Paolo, mitico luogo dove fino a pochi decenni fa, tra il 28 e 29 giugno, festa dei Santi Patroni di Galatina, giungevano da tutto il Salento le "tarantate", tra scene di isteria generale, secondo rituali magico – arcaici, per bere l'acqua del pozzo ritenuto miracoloso e per impetrare dal Santo la guarigione.

Ora il fenomeno è del tutto scomparso. Rimane però un crescente interesse da parte degli studiosi per i suoi aspetti antropologici, storici, medici, psicologici, coreutico – musicali. Sono innumerevoli, dopo le ricerche condotte da Ernesto de Martino, gli studi e le pubblicazioni sul tarantismo, come pure sono frequenti i convegni nazionali ed internazionali.

La "pizzica" e tutto il repertorio musicale della tradizione salentina sono tornati prepotentemente in auge in tutta Italia e anche all'estero. Sono tantissimi i gruppi musicali che coltivano questa forma di danza e di canti che riescono a coinvolgere un pubblico sempre più vasto.

Di notevole interesse sono anche la chiesa dei Battenti, la chiesa e il Monastero di S. Chiara, la chiesa abbaziale degli Olivetani, la chiesa di S. Maria delle Grazie con il convento dei Domenicani, la chiesa e il convento dei Carmelitani, quella dei Cappuccini, la chiesa dell'Addolorata, la chiesa delle Anime.

A Galatina vi sono tre cripte basiliane:

  • Santa Maria della Grotta a nord – est;
  • Sant'Anna in c.da Piani;
  • Santa Maria della Porta in c.da Pisanello.

Esse costituiscono un itinerario a sé stante per chi voglia scoprire le testimonianze lasciate dai monaci Basiliani che, fin dal IX secolo, da Bisanzio vennero in Puglia, Lucania e Calabria, per sfuggire alle persecuzioni.

Galatina possiede la Biblioteca comunale "P. Siciliani" che, per i suoi numerosi incunaboli e cinquecentine e per il suo cospicuo patrimonio librario, è annoverata tra le più importanti biblioteche della regione. Fu inaugurata il 5 febbraio 1905 nell'ex convento dei Domenicani, dove si trova tuttora.

Recentemente si è arricchita di una moderna sala multimediale concepita come un complesso di servizi che ampliano l'offerta della Biblioteca Siciliani e come luogo di promozione della cultura informatica e multimediale.

Nello stesso complesso dei Domenicani si trova il Museo civico "P. Cavoti", riaperto al pubblico nel 1998.

Nelle sue sale sono raccolti materiali artistici, archeologici, epigrafici, documentari che attestano le vicende attraverso le quali la Città si è resa presente lungo i secoli nella storia della civiltà salentina e nazionale.

Di rilievo gli spazi dedicati alle opere dello scultore galatinese Gaetano Martinez e all'artista e ricercatore Pietro Cavoti.

La Fiera di Galatina ha più di mezzo secolo di vita. Nacque nel 1949 come "Mostra – Mercato" per rilanciare i prodotti dell'agricoltura e dell'artigianato locali. Entrata, poi, nel calendario delle fiere nazionali, si è andata sviluppando sempre più.

Oggi è una società per azioni che vede insieme Regione, Provincia, Comune, Camera di Commercio ed azionisti privati. Il quartiere fieristico sorge a nord della città ed ospita, durante tutto l'arco dell'anno, numerosi appuntamenti che richiamano operatori economici di tutta Italia e moltissimi visitatori.

Prof. Luigi Rossetti

Modalità di accesso

Informazioni sulla posizione geografica del Comune

Città: Galatina
Provincia: Lecce
Regione: Puglia
Abitanti(dato 2011): 27.214
Fascia altimetrica comunale:78 m. s.l.m.
Superficie: 81.62 Kmq
C.A.P.: 73013
Prefisso telefonico: 0836

Galatina si trova a sud-ovest di Lecce, distante Km. 22 circa;

Come raggiungere la città di Galatina

  • In aereo: per raggiungere Galatina viaggiando in aereo occorre arrivare all'aeroporto "Papola-Casale" di Brindisi e poi in auto prendere la superstrada stataleper Lecce. Qui, sulla tangenziale Ovest prendere l’uscita per Galatina (s.s. 476 di Galatina) che dista da Lecce circa 22 Km;
  • In treno: fino a Lecce con le FF.SS. www.trenitalia.it, poi fino a Galatina con le ferrovie Sud-Est www.fseonline.it sulla linea Lecce-Gagliano;
  • In auto: arrivati a Bari si imbocca la superstrada per Lecce. Qui, senza attraversare il capoluogo salentino, sulla tangenziale Ovest si prende l’uscita per Galatina (s.s 476);
  • In Autobus: Galatina è inoltre servita da diverse linee di Autobus fra cui l’Autolinea Lecce-Alessano e la Lecce-Otranto dell’Azienda SUD-EST www.fseonline.it e l’Autolinea Lecce-Casarano dell’Azienda STP di Terra d’Otranto.

Durante i mesi estivi si può raggiungere Galatina con le linee di Salentoinbus

Il Servizio di trasporto in città...

Il servizio di trasporto pubblico locale si svolge su 4 direttrici di cui due interne al centro urbano e due verso le frazioni di Noha e Collemeto.

Orari e itinerari:

  • Linea 1 - Galatina
    Via Soleto - Via XX Settembre – Piazza Aligheri - Via Caterina Novella - Piazza Largo Maggiore - Via Lisi - Via Don Tonino Bello - Via Corigliano
  • Linea 2 - Galatina
    Via Bianchini - Via Soleto - Via Corigliano – Via Don Tonino Bello - Via Lisi - Piazza Aligheri - Piazza Largo Maggiore - Via Caterina Novella - Via Liguria
  • Linea 3 - Collemeto
    Piazza Aligheri - Piazza Italia (Collemeto) - Piazza degli Andriani (Santa Barbara) - Strada Collemeto/Santa Barbara
  • Linea 4 - Noha
    Piazza Aligheri - Via Giotto (Noha) - Piazza San Michele (Noha) - Via Noha - Via Ugo Lisi

Distanze da alcune città del Salento

Riepilogo distanze
Provenienza Galatina
Lecce 20 km
Porto Cesareo 29 km
Gallipoli 20 km
Ugento 31 km
Maglie 15 km
S. Maria di Leuca 45 km
Torre dell' Orso 27 km
Otranto 38 km

Indirizzo

Via Umberto I 40, 73013, Galatina , 73013

Ulteriori informazioni

Stemma

Le tre parti

Lo stemma di Galatina comprende tre distinte parti: in primo luogo la civetta, emblema che risale all'epoca della fondazione di questa cittadina e che chiaramente indica essere stata una colonia greca dedicata a Minerva. La dea greca della sapienza ebbe, infatti, culto speciale nella nostra Japigia, come attestano i ruderi dei suoi antichi templi, quali quello presso Otranto e sul promontorio di Leuca. E come greco era l'emblema dello stemma, così pure greci furono i costumi, le tradizioni, i riti sacri e l'idioma dei primi abitanti, che in maniera e fasi differenti si praticarono sino al secolo XVI.

Sovrapposte alla civetta in detto stemma vi sono le Chiavi del Vicario di Cristo con le parole: Adversus hanc petram portae inferi non praevalebunt, concesse dal pontefice Urbano VI. La "legenda", che è una parafrasi del noto brano evangelico di S. Matteo, cap. 16, non figura più nello stemma attuale. Le chiavi pontificie, a quanto ci è dato di sapere, non risultano essere fregio di altri stemmi comunali italiani, al di fuori dell'antico Stato della Chiesa.

La corona, poi, che sovrasta lo stemma, è a ricordo dei fatti del medio evo, per essere stata Galatina più volte città demaniale o regia e più specialmente per aver meglio che le altre città resistito alle incursioni dei nemici di Alfonso II nel 1484. Motivo per cui il Sovrano concesse il privilegio di ornare detto stemma con la corona "ut praeter privilegia plurima vobis concessa, Divi Petri claves suique capitis corona pro vestris publicis insigniisesset".

Significato

Si potrebbe, pertanto, affermare che lo stemma di Galatina riporta in sintesi la storia della città: esser essa di origine greca, probabilmente ateniese, e dedicata a Minerva, perché la civetta è appunto l'emblema di tale dea protettrice di Atene; essere stata scelta dai pontefici Marziano III (1) e Urbano VI quale centro di affermazione del rito latino e della chiesa di Roma in queste contrade prima, nell'Oriente dopo: così si spiegano le chiavi del Vicario di Cristo al di sopra della civetta; infine la corona, quale riconoscimento delle benemerenze acquistate da questa città, resistendo alle incursioni dei nemici del popolo sovrano.

Storia

A volere fare una storia dell'araldica e della sfragistica comunale di Galatina si dovrebbe partire dall'età dei Comuni. Punto di partenza è la civetta, scelta dagli stessi galatinesi a loro stemma verso la metà del '300. In seguito furono aggiunte le chiavi decussate, per privilegio pontificio con le parole: "Adversus hanc petram portae inferi non praevalebunt": (le porte dell'inferno [cioè, le forze del male] non prevarranno su questa pietra [cioè, su questa città, delimitando a Galatina, quale auspicio, quel che nel testo evangelico citato è categoricamente affermato da Cristo nei riguardi della Chiesa] ). La "corona" fu aggiunta in un terzo tempo ed aveva, più che altro, valore burocratico-amministrativo, specialmente per quanto riguardava alcune esenzioni di carattere fiscale e certe prerogative d'ordine giuridico, mercantile, ecc., rispetto ad altre "terre" della provincia di Terra d'Otranto, dove i Comuni che avevano, ed hanno, con Galatina, il titolo di "città" sono pochissimi (2).


(1) Il nome del papa Marziano III è alterato. Si tratta di Marino II, detto Martino III (942-946), così chiamato, nella cronologia pontificale romana, all'atto dell'elezione di Martino IV (Simone de Brie: 1281-1285). Non ci sembra, tuttavia, probabile che Martino III abbia concesso a Galatina il privilegio di uno "stemma" comunale, anche perché è ancora lontana l'epoca della struttura, sia politica, sia amministrativa e sociale, del "comune". Può essere, invece, probabile che uno stemma gentilizio particolare, in epoca feudale, sia passato alla città, una volta costituito il "comune". Sicché Urbano VI (Bartolomeo Prignano: 1378-1389) non fece che confermare una situazione già esistente. E' certo, in ogni modo, che da quell'epoca (cioè dalla fine del '300) le "somme chiavi" costituiscono uno stemma del tutto particolare per una "terra" che era non soltanto al di fuori, ma ben lontana dallo Stato Pontificio

(2) Ci sembra impossibile stabilire con esattezza l'origine dell'emblema della civetta per Galatina. Il Montinari si è attestato ad una costante tradizione storiografica locale, ponendo in stretto rapporto il simbolo di Minerva col toponimo della città. Ma niente di documentato ci autorizza ad illazioni forzate. Più sicura è, invece, l'origine delle chiavi decussate, con la relativa "legenda" (risalente a Urbano VI), e della "corona", che Ferdinando IV di Borbone, con decreto del 20 luglio 1793, concesse alla "terra" di S. Pietro in Galatina, elevandola al grado di "città" e conferendole i privilegi di "baronia" (cfr. A. Antonaci, Il Santuario della Luce ecc., op. cit., p. 35). Sulla presenza del culto a Minerva in Otranto, cfr. A. Antonaci, Hydruntum, op. cit, p. 33; per Leuca, cfr. G. Ruotolo, Ugento-Leuca-Alessano, Siena, Cantagalli, 1969 (3), pp. 93-94.

Ultimo aggiornamento: 19/12/2023, 12:23

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