Descrizione
Ubicazione e Storia
Già sede dei Padri Cappuccini essa è collocata fuori le mura del centro storico sul lato destro della strada provinciale per Corigliano. Un tempo in aperta campagna e oggi inglobata nell’abitato cittadino, è conosciuta anche per i festeggiamenti in onore di San Fedele da Sigmaringen, che qui vengono organizzati. Intitolata fin dall’origine allo Spirito Santo, questa chiesa, più comunemente individuata e più facilmente indicata con la denominazione di chiesa dei Cappuccini, con l’annesso convento,venne edificata a partire dal 1580, in esecuzione della volontà testamentaria di Niccolò Zimara, figlio di Marc’Antonio, con cui si disponeva che dopo la sua morte si provvedesse alla vendita dei suoi beni e con il ricavato si erigesse questo monastero per i Cappuccini. Nel 1811, tre anni dopo la legge napoleonica del 7 agosto 1809, di soppressione anche del monastero dei Cappuccini di Galatina, lo stesso viene chiuso per un breve periodo. Successivamente, nel 1823, i frati Cappuccini tornano a Galatina, ma il convento non raggiunge più l’antico splendore di vita e di dottrina. E nel 1867 il monastero viene chiuso, questa volta sì, definitivamente.
La costruzione di questa chiesa richiese tempi piuttosto lunghi per essere portata a compimento. La stessa, infatti, non venne certamente completata prima del 1680, e cioé circa un secolo dopo quella volontà testamentaria di avviarne i lavori fuori le mura, se la sua consacrazione avviene nel 1681 ad opera del vescovo di Nardò mons. Orazio Fortunato. Essa è stata anche sede della Confraternita dei Sacchi, nata sotto la regola di suor Giacinta Mariscotti.
Prospetto
Il complesso, un tempo, lo si ritrovava dopo aver percorso un lungo viale alberato di platani secolari che adesso non ci sono più. La facciata, dalle linee semplici e pure, presentava inizialmente le due aperture per accedere alla chiesa e al convento e alcune piccole finestre corrispondenti alle celle, oltre alle tre più grandi, delle quali una serve per dare luminosità alla chiesa e le altre due per dare maggiore luce ai corridoi del convento. Una cuspide di coronamento, in asse con il portale, individua e caratterizza la chiesa.
Interno
Nell’unica navata che costituisce la chiesa, a sinistra si aprono tre cappelle intercomunicanti, per permettere di arrivare nella zona presbiterale senza disturbare chi è già in preghiera, dedicate rispettivamente alla Natività, alla Madonna della Fiducia e al SS. Crocifisso. Sulla parete destra vi corrispondono rispettivamente tre altari: uno con lo stemma francescano, uno dedicato ai Beati Martiri d’Otranto e l’altro al cappuccino S. Fedele da Sigmaringen. Alcune di queste devozioni, come quelle della Madonna della Fiducia e di S. Fedele, sono di recente introduzione e risalgono alla seconda metà del secolo scorso, allorquando la chiesa e il convento, ridotti entrambi quasi ad un unico rudere, sono stati ripresi e riportati a nuova vita dall’intensa attività di recupero e di ripristino alla funzione religiosa svolta in questi stessi anni da Don Fedele Lazari anche con la riapertura al culto della chiesa dello Spirito Santo.
L’interno di questa chiesa colpisce con il nitore del bianco, della volta e delle pareti, appena attenuato dai colori pastello delle tele, opere di recente realizzate da Domenico Toma di Galatina. Interessante la decorazione, a stucco, a riccioli e disegni floreali.
La custodia lignea, a parete, dell’altare maggiore, a colonne tortili, è opera di Giovanni Di Benedetto Chioccia, di scuola napoletana. Il colore scuro di questa parete ricoperta dal legno di noce in cui è intagliato il retablo dell’altare maggiore, e quello della cappella laterale con una analoga macchina più piccola, sempre con colonne tortili, sembrano attenuare lo splendore del bianco della chiesa. Le due macchine, cuspidate, costituiscono oggi la preziosità forse più significativa della stessa chiesa.
Ai Cappuccini fu fatto dono delle proprie "librerie" dal medico Ottavio Scalfo, senior, dal grecista mons. Federico Mezio, vescovo di Termoli e dallo stesso Niccolò Zimara. "Molti di questi libri trattano materie giuridiche e di medicina ed altri sono incunabuli greci incomprensibili ai frati": così scrisse nella sua richiesta al Papa Innocenzo X, intorno alla metà del ’600, il Padre provinciale del tempo per chiedere "alla S. Sede di poterli vendere e di acquistare altri libri che potessero servire ai cappuccini". Con la risposta favorevole del Papa, anche se con la condizione della elezione di un sindaco apostolico specifico, si può avere già una qualche sommaria indicazione sulla importanza di tale biblioteca. Con la presenza di questi preziosi testi il monastero svolse la sua opera di istruzione e di preparazione dei frati all’opera missionaria e alla predicazione.
La raccolta libraria rara e di pregio che si venne così a costituire attualmente è custodita nella Biblioteca Comunale "Pietro Siciliani".