Descrizione
Datazione
Dedicata alle Anime Sante del Purgatorio e conosciuta anche sotto il titolo della Madonna delle Grazie, questa chiesa, situata nei pressi e sulla medesima cinta muraria di levante, affaccia sulla parte finale di via Giuseppe Lillo.
La Confraternita laicale delle Anime, sorta dall’abolizione della congregazione di S.Caterina da Siena, anticamente stabilita nel convento dei Domenicani fuori le mura, e riconosciuta con regio assenso nel 1767, con la presenza tra le sue fila di oltre 400 fratelli (sacerdoti, nobili, artieri e contadini), fu la committente di questa chiesa perchè fosse data grande solennità alla festività di Cristo Risorto. La costruzione dell’edificio risale ai primissimi anni del Settecento e lo stesso era già completata nel 1708.
Prospetto
La chiesa, dalla forma ottagonale schiacciata, è a pianta centrale e all’esterno ‘non ha nulla di notevole’, come disse il De Giorgi. La sua linea molto sobria, appena mossa dalla presenza dell’elegante portale, non fa assolutamente presagire la ricchezza e la sontuosità dell’apparato interno.
Interno
L’interno è costituito da una sola alta navata, con il caratteristico soffitto a cassettoni, a pianta ottagona, scandita orizzontalmente in tre ordini e illuminata da sei grandi finestroni riccamente scolpiti e ornati con coppie di angeli con cornucopie reggicandelabro. La stessa nave poi è scandita verticalmente dalla lieve concavità delle paraste corinzie, poste alla congiunzione dei muri perimetrali. Sui plinti di queste, al secondo ordine, sono collocate le seguenti grandi statue in cartapesta: S. Gregorio, S. Niccolò da Tolentino, S. Domenico Patriarca, S. Caterina da Siena, S. Cristina e S. Domenica.
Sul coronamento dell’Altare maggiore è collocata una grande tela raffigurante la Vergine che versa il "suffragio" per estinguere le fiamme delle Anime che, scontata la pena, vengono sollevate dal Purgatorio. La grandiosa composizione, anche se di scuola accademica, è una celebre opera di Serafino Elmo del 1744, commissionata da D.Isabella Maria Spinola, duchessa di Galatina e sorella del pio sodalizio.
Il tetto, a capriate, è nascosto dallo splendido soffitto ligneo, a lacunari ottagoni. Questo lavoro è opera, quasi sicuramente, del maestro intagliatore Aprile Petrachi. Al centro del soffitto un’altra tela raffigurante Cristo Risorto sempre di Serafino Elmo. Ancora del Settecento è l’involucro ligneo, intagliato e dorato, dell’organo.
Nella sagrestia, oltre ad una seicentesca statua lignea del Cristo Risorto, si trova anche una tela che raffigura S. Caterina da Siena, proveniente quest’ultima dall’altare della titolare, di jus patronatus della disciolta congregazione canonicamente eretta nella chiesa di S. Maria delle Grazie (o meglio, oggi, della Grazia), già dei Padri Domenicani. L’opera è di Giacomo Diso, galatinese, apprezzato artista del Seicento salentino che ha operato attivamente non solo a Galatina, ma altresì a Gallipoli e a Castellaneta.
Festività di Cristo Risorto
La chiesa è degna di nota, altresì, per i festeggiamenti in onore della festività di Cristo Risorto, e degli avvenimenti ad essa collegati.
La sera della vigilia di questa festa, infatti, sul largo della chiesa delle Anime, veniva acceso un grande falò. I festeggiamenti di Cristo Risorto, otto giorni dopo la Pasqua, vengono invero effettuati, oltre che in questa piccola chiesa, soprattutto nella vicina chiesa delle Anime. La festa ha una storia tutta particolare. Ancora in un recente passato questa data ha costituito quasi un 'appuntamento obbligato’ delle classi contadine‘ per la rivendicazione, anche tumultuosa e violenta, delle loro istanze sociali e sindacali. Il 1903 è, purtroppo, una data che non si può certo dimenticare, anche a motivo della tragica conclusione della festa. In tale anno, la "rivoluzione di Cristo Risorto", si concluse per l’appunto tragicamente con numerosi morti e feriti, per lo più appartenenti alla "Lega dei contadini". La giornata si chiuse tra "bagliori di sangue", con arresti in massa.